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Come umanizzare i postumi da Covid-19

COME UMANIZZARE I POSTUMI DA COVID-19

Strategie narrative per ripensare gli spazi museali dopo la quarantena

Fra le tante conseguenze della pandemia di Covid-19 nelle nostre vite, c’è il segno che ha lasciato nei nostri spazi e nelle nostre abitudini.

È ormai evidente come la quarantena e il distanziamento sociale, entrando a far parte della nostra routine, abbiano modificato la nostra quotidianità, il modo in cui ci muoviamo nello spazio e ci rapportiamo l’uno con l’altro. 

Ma la pandemia ha lasciato un segno anche sugli spazi fisici, per le strade e nelle città: gli spazi pubblici hanno visto comparire barriere e segnaletica che ci ricordano l’importanza della distanziamento per il bene nostro e degli altri.
I musei che hanno cominciato a riaprire le loro porte in queste settimane non sono rimasti esclusi da questa pratica: e anche noi di soluzionimuseali-ims abbiamo già parlato dei potenziali step che i musei possono mettere in atto per rendere i propri spazi sicuri.

È indubbio che queste indicazioni sono qualcosa da cui non si può prescindere, e che devono continuare ad esistere per la sicurezza di tutti. Ma per quegli spazi che, come i musei, si sono sempre dedicati ad accogliere e coinvolgere il proprio pubblico è chiaro quanto sia grande l’impatto – conscio e inconscio – che può avere la segnaletica che comunica le regole del distanziamento sociale.

A questa si accompagnano tutte le altre “barriere” a cui dobbiamo abituarci, come mascherine e guanti, che aggiungono una distanza simbolica ulteriore a quella pratica di un metro che dobbiamo mantenere. Spazi che prima sentivamo come nostri diventano ora distanti e minacciosi, con il rischio che queste indicazioni, uniformi e cariche di significati negativi finiscano per perdere il loro impatto ed essere ignorate da molti.

Come istituzioni che si sono sempre dedicate a sviluppare nuovi modi per educare e raccontare, i musei hanno più possibilità rispetto ad altre istituzioni di lavorare sui significati simbolici e sulla comunicazione di queste regole al pubblico. I musei potrebbero quindi essere capofila nello sperimentare modalità nuove con cui informare ed educare con strumenti che siano efficaci e immediati ma non freddi o alienanti.

Come umanizzare quindi il mondo di regole che è nato dai postumi dell’epidemia Covid-19?

Come già anticipato, una possibile soluzione consiste nel trasformare le barriere fisiche mantenendo il loro ruolo pratico ma ragionando sui significati impliciti di cui possono essere portatrici.

Come prima cosa bisogna concentrarsi sulla scelta del linguaggio e dei codici da utilizzare.

Una suggestione per provare a sperimentare in un campo solo parzialmente usato dai musei indica l’utilizzo di pupazzi, giocattoli o personaggi (inventati o reali). Può essere utile infatti sviluppare narrazioni e utilizzare figure e personaggi con cui il pubblico riesca a relazionarsi,

Un buon  esempio di queste pratiche è quello dell Museo Diocesano di Trento, che ha creato un’attività per trasformare l’ormai onnipresente guanto in un gioco per i bambini, facendolo diventare uno strumento che possono utilizzare per scacciare le proprie paure.

Un gioco laboratorio per i bambini condiviso sui canali social dal Museo Diocesano Tridentino per sconfiggere le paure

Queste tecniche non sono utili soltanto per i più piccoli, anche se ovviamente sono loro ad essere i più ricettivi a questi strumenti.

Un esempio fuori dall’ambito dei musei è quello del Cinema Anteo a Milano: in occasione della sua riapertura, la segnaletica per le sedute disponibili  viene sostituita da posti “occupati” da attori e celebrità.

 

Immagini dalla conferenza stampa per la riapertura del Cinema Anteo il 9 Giugno 2020

Entrambi i casi dimostrano quello che vogliamo suggerirvi:

  • non date comunicazioni “dall’alto” – è sempre più necessario che le istituzioni museali si “personalizzino”: i musei sono fatti da persone per le persone e la possibilità di creare dei personaggi che rappresentino il museo e che accompagnino il visitatore (un tempo era comparsa nei musei la moda della mascotte) permette di impostare una comunicazione orizzontale;
  • non usate un tono di voce autoritario e negativo – un po’ di leggerezza e ironia dopo mesi di chiusura e preoccupazioni possono aiutare a continuare a sopportare le limitazioni;
  • mettetevi sullo stesso livello del visitatore – le regole di distanziamento fisico si applicano sia ai visitatori sia allo staff del museo, siamo quindi tutti nella stessa situazione;
  • riducete le distanze a livello psicologico – abbiamo tutti bisogno di un abbraccio, di un sorriso, di sentirci parte di una comunità: bambole, pupazzi, peluche, cartonati, spillette, mascotte, cappellini, foulard, adesivi… possono diventare segni di riconoscimento e di appartenenza a un gruppo di persone che anche a distanza si sentono vicine e soprattutto possono diventare una sorta di “coperta di Linus” a cui affezionarsi e con cui affrontare le nostre paure.

Per approfondire alcuni di questi temi, potete guardare la nostra #ChatontheSofa con Idoya Otegui Martinez, direttrice di Topic (International Puppet Center of Tolosa).

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Giornata Mondiale dell’Ambiente: i musei più green

CHE COS’È UN MUSEO GREEN?

Per la Giornata Mondiale dell’Ambiente vogliamo introdurre il tema dei musei più green. Ma cosa sono?

Possiamo definire museo “green”, un museo che incorpora concetti di sostenibilità nelle sue operazioni, programmazione e strutture.
Alcuni di essi risiedono in un edificio caratterizzato da un’architettura e tecnologia sostenibili e molto spesso si impegnano ad aumentare la consapevolezza del pubblico sulla crisi climatica, sulla terra e i suoi limiti e di come le azioni invidivuali e collettive la influenzano.

Come riportato da Iberdrola: “I musei sostenibili del 21 ° secolo sono efficienti dal punto di vista energetico, gestiti in modo sostenibile e sensibilizzano l’opinione pubblica sulle questioni ambientali.”
Come istituzioni investite di fiducia da parte del pubblico, i musei possono usare la loro posizione per creare una cultura della sostenibilità.

Noi crediamo, insieme ad altri studiosi e professionisti, che l’attenzione alla sostenibilità sia un modo per i musei di essere rilevanti nel 21° secolo.

I MUSEI ECOSOSTENIBILI NEL MONDO

Abbiamo parlato in passato di musei e scelte consapevoli, ma per la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2020 abbiamo deciso di fare una lista con alcuni dei musei che si impegnano attraverso le loro azioni per promuovere un futuro ecosostenibile.

 

Museo del Prado (Spagna)

Australian Museum  (Australia)

The Horniman Museum&Gardens (Inghilterra)

Museum of Tomorrow in Rio de Janeiro (Brasile)

Ocean Museum in Biarritz (Francia)

Panama Biomuseum (Panama)

Field Museum in Chicago (Stati Uniti)

Jockey Club Museum of Climate Change di Hong Kong (Cina)

Tate (Inghilterra)

 

Per quanto riguarda il panorama nazionale non possiamo non citare il lavoro svolto da:

Museo delle Scienze (MuSe) di Trento

Explora – il Museo dei Bambini di Roma

MART di Rovereto

 

Nella nostra lista inoltre includiamo i musei che hanno ricevuto una Special Commendation for Sustainability dalla giuria di European Museum of the Year Award. Introdotto per la prima volta nel 2015, il premio viene assegnato a un museo che ha dimostrato un alto impegno nello sviluppo di iniziative legate alle attitudini ecologiche, riducendo l’impatto ambientale e riflettendo la diversità della sua società, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie necessità. Il premio é sponsorizzato da MEYVAERT.

  • World Nature Forum, Svizzera (2019)
    Il World Nature Forum affronta una delle questioni più importanti per l’umanità nel 21 ° secolo: l’impatto dei cambiamenti climatici. Attraverso le sue eccellenti mostre, progetti scientifici e programmi educativi, rivela come i cambiamenti climatici stanno influenzando il ghiacciaio Jungfrau-Aletsch, una fonte d’acqua per l’agricoltura, non solo per la regione delle Alpi svizzere ma per gran parte dell’Europa.
  • Vapriikki Museum Centre, Tampere, Finlandia (2018)
    Fornisce un modello per i musei di tutto il mondo: oltre a servire le sue comunità locali questo museo è stato premiato per il suo concetto unico di creare un’istituzione culturale socialmente responsabile, razionale, economicamente sostenibile, professionale, unita dal principio del lavoro collaborativo.
  • Visitor Centre of the Swiss Ornithological Institute Sempach, Svizzera (2017)
    Il centro ha ricevuto l’Encomio speciale della giuria per la sostenibilità del il suo approccio innovativo relativo alla sensibilizzazione del pubblico sulle specie in pericolo e per la creazione di un edificio e un ambiente altamente sostenibili sia per gli uccelli che per i visitatori.
  • Museum of Bibracte, Mont Beuvray, Francia (2016)
    Il museo, incentrato sulla civiltà celtica, è impegnato nella sostenibilità ambientale e sociale promuovendo la gestione intelligente del sito naturale, preservando i paesaggi, dando la priorità alle attrezzature a bassa energia e sviluppando progetti per l’impiego a lungo termine in alcuni tipi di lavoro, con un programma di attività rivolte alla comunità locale.
  • The Finnish Nature Centre Haltia, Haltia, Finlandia (2015)
    Il Centro è stato riconosciuto per il suo lavoro di educazione ambientale, attraverso il quale incoraggia i giovani a uscire nella natura e ad impegnarsi in attività eco-compatibili. Inoltre l’edificio di Haltia è stato elogiato per la sua eco-efficienza e la sua partnership ben progettata tra uomo e natura.

Cliccando qui potete anche trovare la lista dei musei certificati LEED (Leadership in Energy and Environmental Design).

SOSTENIBILITÀ E CSR

Una ricerca Accenture ha rivelato che i consumatori, di tutte le generazioni, si preoccupano di ciò che le compagnie dicono e di come agiscono. La stessa ricerca afferma che più di sei giovani consumatori su dieci considerano attentamente i valori etici e l’autenticità di un’azienda prima di acquistare i loro prodotti. Per questo, la cultura della sostenibilità comincia a farsi strada, ancora prima che nelle istituzioni culturali, nelle aziende rientrando nelle strategie di Corporate Social Responsibility (CSR). Attivare una brand reputation consapevole e attenta alle tematiche ambientali può essere la chiave per agire anche a livello aziendale su una tematica delicata ma necessaria per il futuro delle prossime generazioni.

 

Una perfetta simbiosi di pratiche attente all’ambiente legate a un museo d’impresa la si trova nel Museo Salvatore Ferragamo, “il primo museo aziendale Green d’Italia”.

In questi giorni abbiamo fatto domanda per diventare membri del Climate Heritage Network. Chi ci segue da tempo sa che quello della sostenibilità é un tema a cui teniamo molto e oggi rinnoviamo il nostro impegno nel voler contribuire alla lotta al cambiamento climatico lavorando sulle potenzialità dell’ambito culturale.

 

“Museums hold in one body the diverse physical and intellectual resources, abilities, creativity, freedom, and authority to foster the changes the world needs most.”

Sarah Sutton

Giornata Internazionale dei Musei: accessibilità e advocacy

Nella giornata internazionale dei musei, dedicata all’uguaglianza, alla diversità e all’inclusione, ci siamo interrogati su come i musei possano rispondere a questa chiamata e abbiamo provato a parlarne durante l’incontro organizzato dalla Commissione Accessibilità di ICOM Italia.
Potete trovare qui le slide riassuntive dell’intervento.

L’accessibilità, infatti, è la chiave che apre i musei all’inclusione: un’accessibilità dei luoghi, dei contenuti, della condivisione delle storie e delle emozioni nei confronti delle molteplici comunità a cui i musei si possono rivolgere. Bisogna infatti iniziare a parlare al plurale: non è “una” comunità di riferimento ma sono molte comunità, varie, interconnesse e spesso sovrapposte, ognuna portatrice di interessi particolari a cui i musei possono dare risposte, possono approfondire di significato e infine possono dare voce. Sono l’evoluzione delle tribù di Maffessoli [Il tempo delle tribù. Il declino dell’individualismo nelle società postmoderne, Guerini e Associati, 2004].

Accessibilità quindi diventa Advocacy. Ricollegandoci al concetto di Universal Design che l’associazione Designforall ha aiutato a diffondere in Italia anche proprio, inizialmente, insieme alla neonata Commissione Accessibilità, abbiamo voluto intitolare il nostro intervento “Advocacy for all: fare rete, dare accesso, costruire un nuovo futuro”

L’Advocacy nei musei è uno strumento reciproco, come ha insegnato l’AAM oramai 12 anni fa, con cui i musei si fanno rappresentare da testimonial famosi o da gruppi d’interesse ma attraverso i quali i musei danno voce a chi non riesce a farsi sentire. In questi mesi quante sono state le persone che, chiuse nelle loro case, non hanno avuto voce o non hanno trovato chi potesse parlare per loro? 

Temi quali l’omosessualità e di contro l’omofobia, il nuovo femminismo e i femminicidi, la povertà diffusa, l’immigrazione e le forme di nuova schiavitù, le nuove geografie che si sono aperte grazie e a causa della tecnologia, le guerre, le varie forme di disagi fisici e psicologici a cui questo periodo di isolamento ha provocato, sono tutti temi che si possono ritrovare nei musei: nelle storie delle opere, degli autori, dei periodi storici e nell’evoluzione delle civiltà che sono conservate nei musei. 

Se i musei vogliono diventare rilevanti nella vita delle persone e nel contesto sociale, devono imparare ad aprire le loro storie a chi le può comprendere nel profondo, a chi può aggiungere a quelle storie le proprie, in un rimando costante di attualizzazione e di dialogo che non si può fermare all’interno delle mura dei musei ma che deve necessariamente superarle, perché i musei non sono fatti di mura e oggetti ma di persone, relazioni ed idee. 

Questo periodo ci ha insegnato ad andare oltre le distanze e le chiusure: tutti siamo usciti dalle nostre case senza muoverci da esse e abbiamo incontrato il mondo attraverso i nostri device digitali. Abbiamo capito che su alcune prassi e modalità di produrre e pensare non vale la pena tornare indietro: sul senso che abbiamo imparato a dare al tempo, al valore della qualità e dell’esperienza, all’importanza degli affetti e dei sentimenti, al significato di solidarietà e di collaborazione, ma soprattutto alla volontà di non perdere mai l’entusiasmo e la voglia di libertà.

Per rispondere a queste esigenze di senso la risposta dell’Accessibilità e dell’Advocacy richiede che, sia noi professionisti della cultura sia il nostro pubblico, ci ricordiamo di essere un insieme plurale a cui prestare ascolto e di cui prendersi cura, attraverso lo sviluppo di tutte le possibili interconnessioni e le nuove relazioni di prossimità, quasi che l’attività museale sia uno degli strumenti di un nuovo welfare sociale. 

Non possiamo più aspettare e soprattutto non sappiamo più cosa aspettare perché i musei entrino nella costruzione di un nuovo domani: dobbiamo mettere in atto offerte culturali rilevanti, sui veri bisogni delle nostre comunità attraverso il lavoro riconosciuto professionalmente di specialisti; dobbiamo richiedere che il nostro pubblico possa godere dei contenuti museali in presenza o a distanza ma validati da un piano nazionale di strategia digitale che ne garantisca l’elevata qualità e che l’esperienza museale delle nostre comunità venga sostenuta economicamente; dobbiamo lavorare alla creazione di reti integrate sui nostri territori affinché non si riproponga il modello di turismo di massa che ha congestionato e banalizzato il rapporto con i visitatori ma chiediamo che i nostri musei entrino a far parte di una conversione “smart” e “green” più ampia a livello nazionale. 

 

 

 

 

Ritorno al museo: il consumo culturale dopo il lockdown

Dal 10 al 17 aprile 2020 soluzionimuseali-ims ha lanciato un questionario per esplorare
le intenzioni di consumo e la disponibilità del pubblico di tornare a fruire l’offerta museale al termine del lockdown di questi mesi.

Il questionario prevedeva un misto di domande chiuse e aperte per permettere di raccogliere maggiori informazioni possibili che dimostrassero le più spontanee motivazioni, aspirazioni e preoccupazioni dei rispondenti.

Al seguente link potete trovare il file integrale da consultare e scaricare:

Idee per i piccoli musei che devono preparare il ritorno dei visitatori

Alla fine di questo lockdown si dovrà agire in fretta per far convivere musei e Covid19.

Questo strumento si pone come materiale di spunto per musei e luoghi di cultura in vista della riapertura delle loro attività, per mettere i visitatori in sicurezza, aldilà delle prescrizioni sanitarie e le normative di legge.

Non si tratta di un vademecum, ma di un semplice materiale di supporto pratico per ripensare il visitors’ journey post Covid19, che ognuno potrà  adattare alle proprie necessità.

Con la speranza da parte nostra di aver contribuito per una piccola parte alla Vostra ripresa.

Chiavi in mano a Casa Petrarca

Sabato 1° giugno 2019 dalle ore 11 abbiamo avuto il piacere di partecipare alla Cerimonia di consegna dello Spazio Casa Petrarca. All’evento hanno partecipato l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo del Corno e il presidente del Municipio 7 Marco Bestetti.

Come vi abbiamo già raccontato, CSA Petrarca onlus ha recentemente vinto il bando per la gestione di Cascina Linterno, l’unica rimasta delle abitazioni milanesi in cui Petrarca risiedette durante il periodo trascorso presso i Visconti (1353-1361).

L’evento di sabato ha celebrato l’ingresso ufficiale dell’associazione a Cascina Linterno, e con esso l’inizio delle attività con le quali si vuole promuovere il luogo e restituirlo alla comunità.

Fra queste un ruolo centrale ha sicuramente la creazione di un centro di ricerca e museo multimediale che racconti la storia del Poeta, al cui progetto ha collaborato anche soluzionimusealiims, insieme e CSA Petrarca Onlus e allo Studio Ermentini.

L’evento è stato anche un’occasione per ammirare il saggio di restauro che le restauratrici x ex hanno effettuato pro bono sulle pareti affrescate, uno dei gioielli di Villa Linterno che CSA Petrarca si batte per conservare

Soluzionimusealiims si sta occupando anche di seguire la raccolta fondi per realizzazione del museo e per gli interventi di restauro necessari ad assicurare una conservazione completa di Cascina Linterno. 

Presto novità su tutte le attività di fundraising.

Sala della cerimonia con pareti affrescate

Tate Modern: il brand che sorpassa il British Museum

Secondo i dati del 2018 la Tate Modern raggiunge 5,9 milioni di visitatori, superando così i 5,8 milioni del British Museum e guadagnandosi il primato come prima attrazione del Regno Unito.

É la prima volta dalla sua apertura, avvenuta nel 2000, che il museo raggiunge questo risultato.

Il British Museum, aperto nel 1753, vanta di un ricco passato e nel tempo ha sviluppato una forte reputazione e identità. Eppure negli ultimi decenni, mentre l’importanza della brand orientation per i musei assume una rilevanza strategica da non sottovalutare, il British Museum sembra appoggiarsi fermamente sulla sua consolidata rinomanza perseguendo una politica di marca poco mirata nel dichiarare in maniera trasparente unicità, differenza e valori.

E forse proprio per questo il giovane museo di arte moderna e contemporanea, collocato in un’ex centrale elettrica e costruito sotto la direzione architettonica di Herzog & De Meuron, sorpassa in un ventennio l’icona storica che ha definito a lungo l’immaginario legato alla parola museo.

Non è un caso che proprio TATE sia uno dei case studies più citati quando si parla di museum branding. A fare la differenza non é solo l’immagine coordinata ideata dallo studio di Wolff Olins, ma soprattutto il fatto che il museo abbia creato una precisa percezione nella mente dei visitatori che risulta coerente in ogni suo aspetto. 

In un mondo in cui differenziarsi diventa un imperativo per emergere nel mercato, é il brand a creare valore. Un valore per il pubblico che si trasforma in valore economico poiché in grado di attrarre nuovi visitatori, nuovi sponsor e fondi.

Un lavoro strategico quindi, quello della Tate e di molti altri musei inglesi (come quelli presenti nel grafico), dimostratosi un valido modello per incrementare l’attrattività e la qualità dei rapporti con gli stakeholders.

Anche soluzionimuseali-ims si occupa di Museum Branding.
In occasione della riapertura di Villa Bernasconi, una stupenda villa liberty collocata nel panorama di Cernobbio sul lago di Como, abbiamo svolto una analisi di brand position a conclusione dell’intero progetto di definizione del nuovo Brand Villa.

Sei interessato a sapere come costruire un brand efficace per il tuo museo?

Contattaci per una consulenza!

Consigli di lettura – Giugno

Anche questo mese abbiamo preparato per voi una lista di libri da non perdere!

Jean-Loup Amselle, Il museo in scena. L’alterità culturale e la sua rappresentazione negli spazi espositivi, Meltemi 2017

Paul Werner, Museo S.p.a, Johan&Levi 2009

Laura Lombardi, Massimiliano Rossi (a cura di), Un sogno fatto a Milano, Johan&Levi 2018

Cinzia Dal Maso (a cura di), Racconti da museo. Storytelling d’autore per il museo 4.0, Edipuglia 2018

Roadmap for the Danube Region, Council of Europe, April 2019 (Per maggiori informazioni sulle Cultural Routes of the Council of Europe potete consultare questo articolo)

EMYA 2019: il valore del confronto

Anche quest’anno European Museum of the Year (EMYA) si è dimostrato un interessantissimo osservatorio per valutare come sta evolvendo la museologia nei Paesi membri del Consiglio d’Europa. 

La 42ma edizione del Premio fondato da Kenneth Hudson si è svolta a Sarajevo dal 22 al 25 Maggio, organizzata dal War Childhood Museum, vincitore del Premio del Consiglio d’Europa nel 2018. 

40 musei da 17 Paesi hanno scelto di prendere parte alla competizione, farsi giudicare dai giudici di EMYA e concorrere dando il loro meglio durante la presentazione pur sapendo che i giochi erano già fatti. 

Il valore di queste manifestazioni, infatti, qual è? Perché da 42 anni musei di tutto il continente decidono di partecipare al premio? Non certo per il valore economico, inesistente, del premio in sé, ma sicuramente per la sua reputazione e per poter guadagnare il premio più grande del nostro settore museale: riuscire a confrontarsi con colleghi internazionali in modo informale, sulle problematiche quotidiane o su temi etici e contenutistici, fornendo il proprio approccio e prendendo spunto dalle pratiche degli altri.

Quindi, poca importanza ha se si porta a casa un premio, perché in ogni caso si porta a casa una esperienza forte e profonda che lascerà sicuramente il segno. 

Si portano a casa i contenuti dei keynote speeches del fondatore del War Childwood Museum, di Sharon Heal direttrice della Museum Association UK, di Deyan Sudjic direttore del vincitore dell’EMYA2018, il Museo del Design di Londra.

Interventi tutti, insieme ai dibattiti tematici a cui i candidati sono invitati a partecipare, e ai workshop su macro temi della museologia, che illuminano, ispirano e confermano che il nostro lavoro è uno dei più belli del mondo: dare una chiave di comprensione del mondo in cui si vive attraverso le molteplici tipologie museali. 

E quindi non è rilevante che il premio EMYA principale sia stato vinto dal Rijksmuseum Boerhaave, di Leiden, il premio del Consiglio d’Europa sia andato al Museum für Kommunikation di Berna, il Premio Kenneth Hudson al Weltmuseum di Vienna, il Silletto Prize allo Strandingsmuseum St. George in Danimarca o il nuovo Portimao Prize al museo Brunels’s SS Great Britain …. È rilevante che quest’anno la presenza italiana fosse pari a zero perché forse da noi la filosofia del confronto non è così diffusa e apprezzata.

I nostri migliori auguri ai candidati italiani dell’anno prossimo, sapendo che anche se non vincessero, vincono lo stesso.

MEET – Centro per la cultura digitale

Finalmente in Italia, a Milano, dall’esperienza di Meet the Media Guru apre MEET un centro di innovazione tecnologica che ha come missione di contribuire a colmare il divario digitale nel nostro Paese.

È difficile parlare di tecnologia nel settore museale: a fronte di musei che hanno impostato molto sulla digitalizzazione delle collezioni e sulla tecnologizzazione dell’esperienza, la maggior parte dei musei – e non solo quelli di piccole dimensioni – hanno scarsa dimestichezza con un corretto uso del digitale. Infatti, come ci insegna MEET, il digitale, i big data, la tecnologia elettronica complessa (dal biotech, alla AI, alla georeferenziazione integrata, bit coin, block chain e chi più ne ha più ne metta) deve servire alla vita delle persone, al miglioramento della loro vita e delle loro esperienze. 

Per un museo, spesso, anche un sito web può essere una complicazione e molte delle applicazioni che l’industria o la ricerca universitaria hanno importato nei musei in fase prototipale non sono mai riuscite a soddisfare pienamente i bisogni e le aspettative di entrambe le parti: i musei e i suoi visitatori. 

Ora, dopo i tentativi della “grande distribuzione” di sposare una filosofia partecipatoria prettamente museale attraverso il gaming (chi si ricorda dei….. nintendo????), diverse start-up di giovani  professionisti del settore aiutati da colleghi grafici e informatici, stanno ottenendo notevole successo nello sviluppo di prodotti basati sulle collezioni di specifici musei e dei loro messaggi culturali in modo da andare incontro ai diversi linguaggi e alle diverse culture dei loro pubblici. 

MEET sarà in grado di far avanzare la cultura digitale anche nel mondo museale?

Noi abbiamo contribuito portando in Italia, attraverso Meet the Media Guru, Nancy Proctor (qui per vedere il talk in streaming)  e continueremo a proporre i nostri contatti fra i musei internazionali che secondo noi hanno un approccio modello al settore digitale.  

In ogni caso, benvenuto MEET e arrivederci a tutti sui loro canali streaming!