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LE CULTURAL ROUTES

LE CULTURAL ROUTES

CHE COSA SONO LE CULTURAL ROUTES?

Le Cultural Routes sono dei network tematici che lavorano a livello internazionale e che vengono certificati dal Consiglio d’Europa. Ogni Route è costruita intorno ad un tema europeo che unisce elementi tangibili e intangibili del patrimonio culturale condivisi tra diversi stati del continente europeo.

Quella delle Cultural Routes è quindi una rete di progetti culturali, educativi e di cooperazione. Il suo obiettivo è  lo sviluppo e la promozione di itinerari che portano avanti attività in campo accademico, educativo e artistico.

Gli obiettivi primari delle reti sono quindi promuovere la ricchezza e la diversità delle culture e dei paesi europei, e trasformare i valori  e storie europee condivise in una realtà tangibile.

DI COSA PARLANO?

I temi portati avanti dalle reti sono dei più vari: rientrano in diverse categorie (arte, storia, spiritualità, natura). Possono concentrarsi su di un percorso storico, una figura, un fenomeno culturale. L’importante, come già detto, è che raccontino una storia condivisa da più paesi e che il tema abbia una particolare significato per la comprensione di valori comuni europei.

Le reti possono essere diffuse in un territorio specifico (La Hansa) o in tutta Europa in maniera “reticolare” (Itinerari degli Impressionisti), oppure ancora possono seguire un determinato percorso (Il Cammino di Santiago de Compostela).

QUALI SONO I REQUISTI PER POTER DIVENTARE UNA CULTURAL ROUTE? 

Per poter essere certificati come Cultural Route del Consiglio d’Europa, ogni rete deve rispettare tre criteri principali:

  • comprendere almeno tre stati membri del Consiglio d’Europa
  • essere sviluppata da un’istituzione legale con personalità giuridica
  • svolgere annualmente attività a livello europeo
E QUALI SONO GLI STEP NECESSARI PER COSTRUIRE UNA RETE?

Abbiamo visto quali sono i requisiti necessari, vedremo ora gli step per sviluppare una rete in grado di presentarsi al processo di certificazione.

  1. Creazione di una associazione: Come già detto, un primo passo importante è la costituzione formale di una associazione, la cui forma e statuto possono essere definite in base alla particolarità di ciascuna rete. 
  2. Definizione del tema. E’ importante effettuare lavoro preciso di ricerca sul tema del percorso, che dovrà essere curato da una commissione scientifica. Questo significa anche svolgere una mappatura di tutti gli elementi materiali e immateriali connessi al tema.
  3. Coordinare azioni comuni. Una volta che la rete è costituita ed è definito il tema, è importante sviluppare un palinsesto di attività annuali condivise da tutta la rete. Per ottenere la certificazione un focus particolare dovrà essere dato ad attività dedicate ai giovani, in particolare di scambio culturale.
  4. Assicurare la visibilità della rete. Questo significa promuovere le attività della rete, ma anche e soprattutto creare un brand riconoscibile e attività di comunicazione coordinata. La forza della rete sta nella sua riconoscibilità e nella capacità di essere una porta d’accesso per i visitatori a tutti i membri della rete.
COME CERTIFICARSI?

Il processo di certificazione come Cultural Route è lungo 10 mesi e si svolge nel corso di due anni.

Inizia a luglio con la call for application e prosegue fino al maggio dell’anno successivo con la comunicazione dei risultati ai network che si sono proposti alla certificazione.

COSA SOLUZIONIMUSEALI-IMS PUÒ FARE PER VOI

Se il progetto delle Cultural Routes vi incuriosisce, soluzionimuseali-ims può aiutarvi a sviluppare la vostra idea, cercare partner a livello internazionale e programmare tutti gli step necessari.

In particolare soluzionimuseali-ims può curare:

  • Sviluppo brand e attività di comunicazione
  • Coordinamento attività di ricerca e commissione scientifica
  • Sviluppo programma attività culturali
  • Ricerca bandi e finanziamenti per lo sviluppo del progetto
  • Gestione amministrativa, gestione dei rapporti fra i partner e con il Consiglio d’Europa
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Convenzione di Faro: intervista a Luisella Pavan-Woolfe

L’Italia, con la sospensione della ratifica della Convenzione di Faro, blocca la possibilità di promuovere una nuova visione e un nuovo rapporto tra patrimonio culturale, comunità e diritti umani.

Ne parliamo con Luisella Pavan-Woolfe, direttrice del Consiglio d’Europa Ufficio di Venezia e autrice di un nuovo volume che presenta i contenuti e commenta la portata innovatrice della Convenzione Quadro del Consiglio d’Europa sul Valore del Patrimonio Culturale per la Società, nonché le strategie elaborate per la sua implementazione, tracciando un bilancio del contesto italiano.

Dottoressa Pavan-Woolfe, dal 2015 Lei è la direttrice dell’ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa e, da lì, si è impegnata molto per diffondere la conoscenza della Convenzione Quadro del Consiglio d’Europa sul valore del Patrimonio Culturale per la società, meglio conosciuta come la Convenzione di Faro e per la sua ratifica.
A metà maggio scorso, però, il processo di ratifica da parte del Governo italiano si è nuovamente bloccato. Si è fatta un’idea delle motivazioni?

LPW: La Convenzione, presentata e aperta alle firme degli Stati a Faro in Portogallo nel 2005, è entrata in vigore nel 2011 ed è stata firmato dall’Italia nel 2013.
Durante gli ultimi mesi del 2017, si è assistito ad un intensificarsi dei lavori parlamentari: l’obbiettivo era chiaramente di concludere l’iter di ratifica, il che purtroppo non e’ stato possibile realizzare a causa del termine della legislatura. 
I lavori ripresi nel 2018 hanno conosciuto una nuova battuta d’arresto lo scorso marzo per la volontà espressa da parte del Senato di ulteriori approfondimenti. 
Il cambio di governo e i nuovi equilibri in seno a Camera e Senato possono aver fatto scaturire dubbi e considerazioni anche di natura politica sul disegno di legge.
Il mio augurio è che tali questioni, tecniche o politiche esse siano, vengano presto affrontate e risolte poiché la Convenzione già da tempo viene apprezzata e implementata nel nostro paese da comuni e regioni di diversa maggioranza politica, riconoscimento questo dei valori universali di democrazia e coesione sociale, e della centralità dei diritti culturali e della salvaguardia del patrimonio materiale e immateriale per la società che la convenzione veicola. 
Lo stesso Ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, ha sottolineato quanto i principi e valori ispiratori della Convenzione siano già presenti anche nell’attività ministeriale, lasciando intendere, mi sembra, come gli attuali impedimenti alla ratifica siano superabili.

La Convenzione di Faro è un “accordo quadro”: a seguito della ratifica il governo e il ministero devono dar vita a un quadro normativo nazionale che definisca il patrimonio come oggetto dei diritti del singolo individuo e attivare meccanismi di monitoraggio e controllo. Pensa che sia stato l’aspetto economico a bloccare nuovamente il processo di ratifica?

LPW: Come giustamente sottolineato, questa è una convenzione quadro, la quale indica una serie di obiettivi lasciando agli stati un’ampia libertà di scelta sui tempi e sui modi in cui perseguirli. 
L’attuale disegno di legge prevede sì degli oneri di attuazione, in realtà minimi (un milione di euro all’anno) ma questi, in caso di necessità, possono subire delle variazioni attraverso un decreto da parte del Ministro dell’economia e delle finanze.
Tenderei pertanto a credere che questa non sia tra le principali cause dell’arresto dell’iter di ratifica. 

Nel Suo libro “Il valore del Patrimonio culturale per la società e le comunità – La Convenzione di Faro fra teoria e prassi” edito per LINEA edizioni, riporta alcuni esempi di progetti attuati nei Paesi che hanno già ratificato la Convenzione. Quali sono gli aspetti più interessanti di questi progetti che potrebbero portare ad una riconsiderazione della ratifica?

LPW: Nonostante queste realtà siano molto differenti tra loro, poiché calate in contesti storico-sociali eterogenei, da tutte (si tratti di Marsiglia, Fontecchio, Viscri o Venezia) emerge chiaramente il ruolo cardine svolto dalle comunità patrimoniali, veri e propri “ponti” tra le esigenze delle amministrazioni da una parte e degli abitanti dall’altra. La condivisione di responsabilità per la tutela del patrimonio culturale ha reso partecipi, in questi differenti contesti, tutte le parti in gioco, diffondendo la consapevolezza dell’importanza della conservazione, protezione e trasmissione del patrimonio culturale alle generazioni future e rivitalizzando la memoria delle comunità, delle tradizioni, dei monumenti e dei luoghi.
Questa nuova visione del rapporto tra patrimonio culturale e le comunità che lo vivono e custodiscono, svela la forte interconnessione che esiste tra la tutela dei beni culturali e il rispetto dei diritti umani. I diritti culturali, ed in particolare il diritto all’accesso e alla fruizione del patrimonio culturale, vengono così visti come diritti fondamentali di ogni individuo a pari titolo dei diritti civili, politici e sociali. Al tempo stesso un uso sociale, democratico, coesivo ed inclusivo  del patrimonio, porta ad una migliore qualità della vita e un’accresciuta conoscenza del territorio a livello collettivo.

I Paesi che hanno già ratificato la Convenzione sono tutti Paesi del blocco ex sovietico. Pensa che sia motivato da un approccio differente alla cultura e alle sue finalità? 

LPW: Ad un livello generale, se guardiamo ai 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, notiamo come il cammino della Convenzione sia diversificato e ancora in divenire a 14 anni dal suo lancio: 25 paesi l’hanno firmato e di questi 18, al momento, l’hanno ratificata.
Molti tra i paesi  dell’Europa occidentale più popolosi e ricchi, ad esempio Francia, Germania e Gran Bretagna, non l’hanno ad oggi neppure firmata.
Austria, Finlandia, Lussemburgo, Norvegia e Portogallo l’hanno però ad oggi ratificata. Italia, Spagna, San Marino, Svizzera e Belgio l’hanno firmata e non ancora ratificata. 

Questo è in contrasto con quanto avvenuto con molti paesi del blocco ex sovietico. 
La motivazione è né univoca né casuale. Da un lato possiamo notare la difficoltà riscontrata da alcuni stati ad inserire, in maniera coerente e organica con la propria legislazione esistente, i principi “rivoluzionari” portati dalla Convenzione, i quali spostano l’attenzione dalla consolidata opera di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale al diritto dei cittadini alla partecipazione culturale. Dall’altro, bisogna tenere presente che la convenzione ribadisce come il patrimonio debba e possa essere strumento di democrazia, costruzione di pace e di coesione sociale. Questo può aver fatto maggiormente leva tra i paesi dei Balcani occidentali che hanno vissuto un conflitto fratricida in tempi non lontani, un conflitto durante il quale il patrimonio culturale – dal ponte di Mostar alla biblioteca di Sarajevo – era divenuto strumento di contrapposizione etnica e oggetto di distruzione identitaria.

Nel Suo libro sono riportati anche progetti italiani che si sono ispirati a “Faro”. Non pensa che, in fondo, il Sistema Museale Nazionale, che prevede un forte coinvolgimento dei pubblici e dei territori, vada già nella direzione indicata dalla Convenzione di Faro?

LPW: Sono pienamente d’accordo. Molte delle esperienze italiane e internazionali presenti nel volume testimoniano progetti e iniziative che hanno origine ben prima della nascita della Convenzione. La raccolta e la messa in rete di tutte queste preziose esperienze, secondo i principi e le raccomandazioni della Convenzione, le fa divenire buone pratiche fruibili e replicabili in diversi contesti. In un paese come il nostro in cui, secondo i dati di un recente Eurobarometro, il tasso di partecipazione alla vita culturale è tra i più bassi d’Europa, perseguire il potenziamento delle sinergie fra pubbliche istituzioni, cittadini, abitanti e associazioni mettendo a sistema quanto già esistente, risulta fondamentale. Esistono inoltre Piani d’azione biennali per la creazione di reti di buone prassi e di comunità, che vanno proprio in questo senso.

Cosa pensa si possa fare, adesso? Come si aspetterebbe che reagisse la comunità culturale italiana?

LPW: Mi auguro innanzitutto che l’iter parlamentare riprenda e che l’Italia possa ratificare in tempi brevi la convenzione. Darsi un quadro legislativo certo non potrebbe che consolidare i principi della convenzione nella prassi di istituzioni e società civile e supportare le iniziative spontanee di associazioni volontarie, istituzioni locali e comunità patrimoniali.
La ratifica della Convenzione è una tappa importante del percorso intrapreso in modo spontaneo da molti in Italia.  
La sede italiana del Consiglio d’Europa continuerà la sua opera di sensibilizzazione nei confronti di cittadini, attori della comunità culturale italiana e istituzioni. Tra le varie attività portate avanti, ricordo che anche quest’anno a livello nazionale stiamo coordinando l’organizzazione di Passeggiate Patrimoniali in particolare durante le Giornate europee del Patrimonio. Questi strumenti della Convenzione sono speciali percorsi tematici che, superando la tradizionale modalità della visita guidata e interpretando il diritto al patrimonio culturale definito nella Convenzione di Faro, consentono ai partecipanti di scoprire e/o riscoprire un territorio attraverso gli occhi e le voci di chi lo vive. Essendo realizzate direttamente da cittadini, associazioni ed istituzioni legate ad un certo luogo ed ivi operanti, favoriscono una comprensione più profonda del patrimonio, la sua valorizzazione e una fruizione più sostenibile. Il programma è cresciuto di anno in anno grazie alla collaborazione con la Federazione italiana dei club e centri per l’UNESCO (FICLU) e alla pubblicizzazione da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali (MiBAC). Da quest’anno si avvale anche del supporto e partecipazione di Federculture e della Rete WIGWAM. In alcune delle passeggiate proposte durante le Giornate Europee del Patrimonio verranno coinvolti anche alcuni Parlamentari che si stanno adoperando per la ratifica della Convenzione.
Non posso infine che invitare i numerosi operatori del settore culturale italiano a far propri i principi e valori della convenzione, implementarli attraverso le rispettive attività e attivare le  proprie reti di contatti per una ripresa finalmente conclusiva dei lavori parlamentari di ratifica della convenzione. 

 

BIOGRAFIA

Nata a Trieste, Luisella Pavan-Woolfe ha studiato a Venezia e negli Stati Uniti e si è laureata in Scienze Politiche magna cum laude all’Università di Padova. In tale sede universitaria ha lavorato successivamente come assistente di ruolo presso la cattedra di diritto anglo-americano.

In qualità di funzionario della Commissione Europea ha sviluppato nuove politiche e legislazioni nelle aree della protezione dell’ambiente, dei trasporti, dell’uguaglianza tra gli uomini e le donne e del contrasto alle discriminazioni. Ha inoltre gestito i fondi strutturali dell’Unione europea finalizzati al sostegno della formazione, istruzione e occupazione.

E’ stata la prima direttrice per le Pari Opportunità ad essere nominata dalla Commissione Europea. Entrata nel 2007 nel Servizio Diplomatico dell’Unione, ha aperto la delegazione dell’UE presso il Consiglio d’Europa ed è stato il primo ambasciatore residente dell’Unione a Strasburgo. Qui ha rappresentato l’Unione, coordinato i Paesi membri e lavorato sui temi dei diritti dell’uomo e della democrazia.

Da luglio 2015 è Direttore dell’Ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa.

E’ autrice di vari articoli su questioni europee. Ha pubblicato “Il fondo Sociale europeo nello sviluppo italiano”, un libro sulle interrelazioni fra fondi strutturali, politiche dell’impiego e affari sociali in Italia. Ha ricevuto nel 1998 il premio europeo della Fondazione Bellisario per le Donne Imprenditrici.

Nel 2019 pubblica Il valore del Patrimonio culturale per la società e le comunità – La Convenzione di Faro fra teoria e prassi.

 

 

VINCITORI EMYA 2018

Questo è stato un anno vincente per l’Italia all’EMYA. Su tre musei partecipanti, due – il Museo Egizio di Torino e il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze – hanno ottenuto una menzione speciale per l’alto valore della ricerca su campo, accademica e di divulgazione e per il suo impatto sociale anche in termini di diplomazia culturale il primo e per la capacità di esporre l’elevato valore estetico delle proprie collezioni per il secondo.

 

Il Museo Archeologico Nazionale di Altamura pur non avendo ricevuto premiazioni ha suscitato un attento interesse per la capacità di coniugare la ricerca scientifica alla promozione dello sviluppo regionale.

Sempre di più, in questi ultimi anni, il premio EMYA si sta indirizzando alla ricerca di idee, approcci e contenuti innovativi che vadano al di là delle tecniche o degli strumenti utilizzabili per veicolarli.

Il Museo del Design di Londra, vincitore del premio principale, si caratterizza proprio per questo: uno spazio – una piazza – in cui chi inventa, chi produce e chi utilizza oggetti di design si incontrano ed imparano vicendevolmente. L’interattività è soprattutto manuale quasi a ribadire l’importanza della creazione artigianale, dell’handcraftmanship – non sottomessa alla preminenza della tecnologia.

Il War Childhood Museum di Sarajevo, vincitore del Premio dei Musei del Consiglio d’Europa, come già i precedenti vincitori di questo premio, l’European Solidarity Centre di Gdansk e il Museo della Schiavitù di Guadalupe, racconta storie che non lasciano indifferenti e le presenta senza superfetazioni ma con la semplicità delle storie che raccontano i bambini.

 

I premi Silletto, per il rapporto con la comunità, e il Premio Kenneth Hudson quest’anno sono entrambi espressione soprattutto di cultura immateriale e tradizioni culturali composite (il Museo di Betina delle costruzioni navali il primo e il Museo Nazionale Estone, il secondo).

 

Molti altri musei che, pur essendo stati candidati, non hanno raggiunto un premio, meritano attenzione per il loro approccio specifico ai temi della “public quality” e dell’innovazione museologica e l’eccellenza complessiva delle loro attività.

Ancora una volta EMYA si conferma un ottimo osservatorio a cui molti musei in fase di rinnovamento potrebbero rivolgersi per trovare confronto e ispirazione, sperando, prima o poi che un museo italiano riesca a vincere il premio come migliore museo dell’anno.

Consulta il comunicato stampa di European Museum Forum – qui il link

 

 

Notizie dall’Europa

La Commissione Europea ha adottato una Comunicazione sul rafforzamento dell’identità europea attraverso l’istruzione e la cultura intesa come contributo alla riunione dei leader dell’UE svoltasi a Göteborg, in Svezia, il 17 Novembre 2017, in cui si è discusso il futuro dell’istruzione e della cultura.

La Commissione ritiene che sia nell’interesse comune di tutti gli Stati membri sfruttare tutto il potenziale dell’istruzione e della cultura come motore per la creazione di posti di lavoro, la crescita economica e l’equità sociale nonché un mezzo per sperimentare l’identità europea in tutta la sua diversità.

 

 

 

Notizie da ricordare #3-2017

 

Notizie dal Consiglio d’Europa

Recentemente, sono stati presentanti alla Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa  due rapporti che possono avere un importante peso nella discussione culturale a livello internazionale:

Quale ruolo per le istituzioni culturali nel lungo periodo?

Nelle ultime settimane sono uscite due pubblicazioni molto utili per capire quale ruolo possono giocare le istituzioni culturali nel medio e lungo periodo.

 

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A Gennaio è stato pubblicato lo studio voluto dalla Commissione Cultura ed Educazione del Parlamento Europeo, dal titolo RESEARCH FOR CULT COMMITTEE -EUROPEAN CULTURAL INSTITUTES ABROAD. Focalizzato sugli Istituti Culturali che i vari Paesi membri dell’Unione hanno all’estero, lo studio analizza in che modo questi istituti possono contribuire a diffondere e promuovere i valori europei fondamentali e a migliorare il dialogo interculturale. Correlato da un set di raccomandazioni sulle politiche culturali e di linee guida operative, propone modelli di cooperazione, di incentivi e di accesso ai finanziamenti europei. Oltre ad una ricca bibliografia e ad un corredo di schede di metodo.

 

ey-distribucion-por-zonas-geograficas-de-la-industria-cultural-y-creativaA questo studio specifico sugli istituti di Cultura, si affianca il report pubblicato dall’UNESCO insieme alla società ERNS&YOUNG finalizzato ad analizzare i mercati culturali e creativi nel mondo che producono circa 2.250 miliardi di dollari e quasi 30 milioni di posti di lavoro. La lettura di questo documento: CULTURAL TIMES. THE FIRST GLOBAL MAP OF CULTURAL AND CREATIVE INDUSTRIES. può aiutare a fornire una visione a medio e lungo termine per affrontare politiche di sostegno a questo settore anche in Italia, dove è necessario accelerare il processo di creazione di modelli di produzione economica legati alla cultura e di relativi posti di lavoro.

Entrambi i testi, possono essere ricollegati all’interessante pubblicazione, sempre ad opera della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, datata 2014 sul ruolo dell’arte pubblica per la promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale (THE ROLE OF PUBLIC ARTS AND CULTURAL INSTITUTIONS IN THE PROMOTION OF CULTURAL DIVERSITY AND INTERCULTURAL DIALOGUE) che riprende ed amplifica i contenuti della basilare CONVENZIONE DI FARO (The Framework Convention on the Value of Cultural Heritage for Society) adottata dagli stati membri del Consiglio d’Europa nel 2005, non ancora ratificata dall’Italia.

38° edizione dell’European Museum of the Year Award – Glasgow, 13-16 maggio 2015

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Come Trustee di European Museum Forum sono lieta di invitarvi alla 38° edizione di European Museum of the Year Award – EMYA 2015.

EMYA 2015 si avvicina e, ancora una volta, più di 200 professionisti museali da tutta Europa si incontreranno per presentare i loro musei e festeggiare insieme i vincitori nell’affascinante Mitchell Library di Glasgow.

Quest’anno, fra i candidati provenienti da 21 Stati dell’area del Consiglio d’Europa, torna anche l’Italia con un concorrente importante: il Museo delle Scienze / MUSE di Trento a cui andrà il compito di rappresentare l’eccellenza nel campo dell’innovazione nella museologia italiana. Al suo Direttore e a tutto lo staff va la certezza che faremo il tifo per loro!

Partecipare ad EMYA offre un eccezionale osservatorio dei trend della museologia europea nell’area CoE, grazie alle presentazioni dei musei partecipanti; ma, soprattutto, rappresenta un’ottima possibilità di incontro e di scambio di conoscenze, idee, esperienze ad altissimo livello professionale in un’atmosfera conviviale.

La 38° edizione di EMYA permette, inoltre, di prendere parte a due eventi importanti: il workshop organizzato dal progetto EU eCultValue, sul tema Musei: la risposta al mondo digitale; e il Festival of Museums in Scotland che si svolgerà in concomitanza al nostro evento.

Ti aspettiamo, non mancare EMYA 2015! Registrazioni sul sito : 2015 EMYA.Glasgow – Prezzo speciale Early Bid disponibile solo fino al 15 Marzo.

Per maggiori informazioni: emf@icom.museumwww.europeanmuseumforum.info

#EMYA2015

 

EMYA 2013 dal 15 al 18 Maggio a Tongeren (Belgio)

Il Museo di Storia Naturale di Venezia parteciperà al Premio European Museum of the Year Award – EMYA 2013. Il premio promosso dal 1977 da European Museum Forum ha come scopo di selezionare e premiare l’innovazione e il livello di servizio al pubblico di nuovi musei o di musei rinnovati nei due anni precedenti alla candidatura. L’edizione di quest’anno che vede la partecipazione del museo veneziano si svolgerà dal 15 al 18 Maggio presso il Museo Gallo Romano di Tongeren (B). L’elenco di tutti i musei selezionati si può trovare qui.

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Il 2 e il 3 ottobre si svolgerà a Tessalonica il 16° International CEMAT Symposium  e il 12° Council of Europe Meeting of the Workshops for the implementation of the European Landscape Convention dal titolo “Vision for the future of Europe on territorial democracy: Landscape as a new strategy for spatial planning”. Scarica qui le informazioni LETTER E Invitation general Symposium ENG oppure segui il link.

L’8 e il 9 Novembre ad Edimburgo si terrà la Conferenza annuale di Museums Association. Clicca qui per maggiori informazioni.

Le Raccolte Extraeuropee del Castello Sforzesco hanno aderito al progetto WikiAfrica/Share your Knowledge di Lettera27. Ciò ha permesso di rendere pubblico, sul portale di  Wikimedia Commons, materiale fotografico e relativa catalogazione di parte della collezione africana.

A Londra, dal 26 al 28 Ottobre prossimi, si svolgerà la 6° conferenza sul patrimonio industriale organizzata da E-Faith . Per maggiori informazioni clicca qui.

Sono ancora aperte le iscrizioni per partecipare alla conferenza internazionale di ICOFOM a Tunisi dal 1° al 3 Novembre, dove soluzionimuseali – ims presenterà un paper. Per registrarsi, seguite questo link.Il 2 e il 3 ottobre si svolgerà a Tessalonica il 16° International CEMAT Symposium  e il 12° Council of Europe Meeting of the Workshops for the implementation of the European Landscape Convention dal titolo “Vision for the future of Europe on territorial democracy: Landscape as a new strategy for spatial planning”. Scarica qui le informazioni LETTER E Invitation general Symposium ENG oppure segui il link.

L’8 e il 9 Novembre ad Edimburgo si terrà la Conferenza annuale di Museums Association. Clicca qui per maggiori informazioni.

Le Raccolte Extraeuropee del Castello Sforzesco hanno aderito al progetto WikiAfrica/Share your Knowledge di Lettera27. Ciò ha permesso di rendere pubblico, sul portale di  Wikimedia Commons, materiale fotografico e relativa catalogazione di parte della collezione africana.

A Londra, dal 26 al 28 Ottobre prossimi, si svolgerà la 6° conferenza sul patrimonio industriale organizzata da E-Faith . Per maggiori informazioni clicca qui.

Sono ancora aperte le iscrizioni per partecipare alla conferenza internazionale di ICOFOM a Tunisi dal 1° al 3 Novembre, dove soluzionimuseali – ims presenterà un paper. Per registrarsi, seguite questo link.