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LE CULTURAL ROUTES

LE CULTURAL ROUTES

CHE COSA SONO LE CULTURAL ROUTES?

Le Cultural Routes sono dei network tematici che lavorano a livello internazionale e che vengono certificati dal Consiglio d’Europa. Ogni Route è costruita intorno ad un tema europeo che unisce elementi tangibili e intangibili del patrimonio culturale condivisi tra diversi stati del continente europeo.

Quella delle Cultural Routes è quindi una rete di progetti culturali, educativi e di cooperazione. Il suo obiettivo è  lo sviluppo e la promozione di itinerari che portano avanti attività in campo accademico, educativo e artistico.

Gli obiettivi primari delle reti sono quindi promuovere la ricchezza e la diversità delle culture e dei paesi europei, e trasformare i valori  e storie europee condivise in una realtà tangibile.

DI COSA PARLANO?

I temi portati avanti dalle reti sono dei più vari: rientrano in diverse categorie (arte, storia, spiritualità, natura). Possono concentrarsi su di un percorso storico, una figura, un fenomeno culturale. L’importante, come già detto, è che raccontino una storia condivisa da più paesi e che il tema abbia una particolare significato per la comprensione di valori comuni europei.

Le reti possono essere diffuse in un territorio specifico (La Hansa) o in tutta Europa in maniera “reticolare” (Itinerari degli Impressionisti), oppure ancora possono seguire un determinato percorso (Il Cammino di Santiago de Compostela).

QUALI SONO I REQUISTI PER POTER DIVENTARE UNA CULTURAL ROUTE? 

Per poter essere certificati come Cultural Route del Consiglio d’Europa, ogni rete deve rispettare tre criteri principali:

  • comprendere almeno tre stati membri del Consiglio d’Europa
  • essere sviluppata da un’istituzione legale con personalità giuridica
  • svolgere annualmente attività a livello europeo
E QUALI SONO GLI STEP NECESSARI PER COSTRUIRE UNA RETE?

Abbiamo visto quali sono i requisiti necessari, vedremo ora gli step per sviluppare una rete in grado di presentarsi al processo di certificazione.

  1. Creazione di una associazione: Come già detto, un primo passo importante è la costituzione formale di una associazione, la cui forma e statuto possono essere definite in base alla particolarità di ciascuna rete. 
  2. Definizione del tema. E’ importante effettuare lavoro preciso di ricerca sul tema del percorso, che dovrà essere curato da una commissione scientifica. Questo significa anche svolgere una mappatura di tutti gli elementi materiali e immateriali connessi al tema.
  3. Coordinare azioni comuni. Una volta che la rete è costituita ed è definito il tema, è importante sviluppare un palinsesto di attività annuali condivise da tutta la rete. Per ottenere la certificazione un focus particolare dovrà essere dato ad attività dedicate ai giovani, in particolare di scambio culturale.
  4. Assicurare la visibilità della rete. Questo significa promuovere le attività della rete, ma anche e soprattutto creare un brand riconoscibile e attività di comunicazione coordinata. La forza della rete sta nella sua riconoscibilità e nella capacità di essere una porta d’accesso per i visitatori a tutti i membri della rete.
COME CERTIFICARSI?

Il processo di certificazione come Cultural Route è lungo 10 mesi e si svolge nel corso di due anni.

Inizia a luglio con la call for application e prosegue fino al maggio dell’anno successivo con la comunicazione dei risultati ai network che si sono proposti alla certificazione.

COSA SOLUZIONIMUSEALI-IMS PUÒ FARE PER VOI

Se il progetto delle Cultural Routes vi incuriosisce, soluzionimuseali-ims può aiutarvi a sviluppare la vostra idea, cercare partner a livello internazionale e programmare tutti gli step necessari.

In particolare soluzionimuseali-ims può curare:

  • Sviluppo brand e attività di comunicazione
  • Coordinamento attività di ricerca e commissione scientifica
  • Sviluppo programma attività culturali
  • Ricerca bandi e finanziamenti per lo sviluppo del progetto
  • Gestione amministrativa, gestione dei rapporti fra i partner e con il Consiglio d’Europa
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Chiavi in mano a Casa Petrarca

Sabato 1° giugno 2019 dalle ore 11 abbiamo avuto il piacere di partecipare alla Cerimonia di consegna dello Spazio Casa Petrarca. All’evento hanno partecipato l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo del Corno e il presidente del Municipio 7 Marco Bestetti.

Come vi abbiamo già raccontato, CSA Petrarca onlus ha recentemente vinto il bando per la gestione di Cascina Linterno, l’unica rimasta delle abitazioni milanesi in cui Petrarca risiedette durante il periodo trascorso presso i Visconti (1353-1361).

L’evento di sabato ha celebrato l’ingresso ufficiale dell’associazione a Cascina Linterno, e con esso l’inizio delle attività con le quali si vuole promuovere il luogo e restituirlo alla comunità.

Fra queste un ruolo centrale ha sicuramente la creazione di un centro di ricerca e museo multimediale che racconti la storia del Poeta, al cui progetto ha collaborato anche soluzionimusealiims, insieme e CSA Petrarca Onlus e allo Studio Ermentini.

L’evento è stato anche un’occasione per ammirare il saggio di restauro che le restauratrici x ex hanno effettuato pro bono sulle pareti affrescate, uno dei gioielli di Villa Linterno che CSA Petrarca si batte per conservare

Soluzionimusealiims si sta occupando anche di seguire la raccolta fondi per realizzazione del museo e per gli interventi di restauro necessari ad assicurare una conservazione completa di Cascina Linterno. 

Presto novità su tutte le attività di fundraising.

Sala della cerimonia con pareti affrescate

CULTURAL ROUTES OF THE COUNCIL OF EUROPE

È dello scorso maggio l’assegnazione, attraverso il programma Routes4U, di contributi a sei progetti proposti da alcune fra le Cultural Routes del Consiglio d’Europa. 

I progetti selezionati promuovono quelli che sono gli obiettivi primari del programma sviluppato dal Consiglio d’Europa insieme all’Unione Europea per attivare, attraverso le Cultural Routes, le strategie macro regionali dell’Unione Europea (come EUSAIR, European Union Strategy for the Adriatic and Ionic Region, che coinvolge diverse regioni italiane).  

Fra i progetti promossi un focus particolare è stato dato allo sviluppo della brand strategy e al turismo sostenibile, temi su cui da sempre soluzionimuseali-ims riflette e presta attenzione, soprattutto nel contesto della progettazione culturale. 

Ma cosa sono le Cultural Routes? Questi itinerari culturali sono un progetto del Consiglio d’Europa, nato nel 1987 con il lancio del programma «Cultural Routes of the Council of Europe».  I suoi obiettivi sono promuovere la ricchezza e la diversità delle culture dei paesi europei e trasformare i valori europei condivisi in una realtà tangibile.

In pratica le Cultural Routes sono dei network a livello transnazionale che portano avanti diverse attività in campo accademico, educativo e artistico. Ciascuno di questi itinerari è costruito intorno ad un “tema europeo” che riunisce elementi del patrimonio culturale comuni a diversi stati europei. Questi temi sono riconducibili a diverse categorie, tematiche (arte, spiritualità, agricoltura…) o cronologiche, che rimandano a momenti o temi importanti della storia europea. Negli anni hanno raccolto veri e propri itinerari storici ancora praticati (come il cammino di Santiago de Compostela), ma anche percorsi diffusi sul territorio, piuttosto che itinerari sviluppati intorno a stili artistici comuni alla tradizione europea (l’arte romanica, l’Art Nouveau…).  
Attualmente, esistono 33 Cultural Routes, i cui temi spaziano dalla coltivazione della vite a Napoleone.

In breve, possiamo dire che le Cultural Routes sono progetti culturali, educativi e di cooperazioneche hanno come obiettivo lo sviluppo e la promozionedi uno o più itinerari che si basano su una figura o percorso storico, un concetto culturale o un fenomeno di livello transnazionale che abbia particolare importanza e significato per la comprensione e il rispetto di valori comuni europei.

Per ottenere la certificazione come Cultural Route del Consiglio d’Europa devono essere rispettati alcuni criteri principali: per esempio la rete deve comprendere almeno tre stati membri del Consiglio d’Europa.  Ovviamente, il focus di ogni rete deve essere un tema rappresentativo dei valori europei, e le sue attività devono comprendere azioni di cooperazione culturale, ricerca e rafforzamento della memoria, che incoraggino il turismo e lo sviluppo culturale sostenibile.

Leggendo questo articolo vi sono venute in mente alcune possibili Cultural Routes? 
Non esitate a contattarci, saremo lieti di conoscere e scoprire insieme le vostre idee.

Cascina Linterno: eredità europea di Petrarca

Da anni stiamo con CSA Petrarca, che ha recentemente vinto il bando per la gestione di Cascina Linterno. L’associazione ha fra i suoi scopi la valorizzazione della memoria storica del luogo e contribuire alla divulgazione su Francesco Petrarca: la cascina è infatti l’unica rimasta delle abitazioni milanesi in cui Petrarca risiedette durante il periodo trascorso presso i Visconti.

“Casa Petrarca” e il suo territorio, con le sue marcite e i fontanili riescono ancora oggi a restituire agli occhi di chi le visita le atmosfere in cui si muoveva il poeta. Ricordare il soggiorno di Petrarca a Milano, dove restò per buona parte di un decennio (1353-1361) è importante per restituire al territorio la dimensione concreta e locale della figura.
Ma anche perché, per la sua storia e le sue produzioni, l’eredità di Francesco Petrarca ha una portata ben più ampia.
Seguire le tracce di Petrarca porta lontano perché fa riflettere su una figura che più di tante altre ha una dimensione aperta e superiore a quella regionale o nazionale: questo non solo perché Milano fu solamente una tappa nei continui viaggi del poeta “nato in esilio”, ma perché la sua produzione culturale influenzò tutto il continente nel momento in cui per la prima volta cominciava a nascere un’identità culturale europea comune.
In un momento in cui l’Italia svolge un ruolo di guida nel campo della cultura e delle arti, Petrarca fu indubbiamente la figura letteraria chiave. E il suo muoversi, senza radicamento, di corte in corte ha un significato non solo pratico, ma anche simbolico, che ci ricorda il valore culturale unificante del viaggio. I viaggi di Petrarca si accompagnano infatti alla ricerca di una base culturale comune per l’Europa, alla riscoperta degli antichi e alla loro riattualizzazione nello sforzo di trovare dei valori universali in un contesto politico segnato dalla violenza e dal conflitto. Il poeta che più di tutti mise al centro l’individuo fu anche quello che nella complessità e ambivalenza del mondo interiore trovò anche un linguaggio che fosse condivisibile da tutti gli uomini: saper riconoscere di provare le stesse emozioni diventa così la base su cui poter costruire una vera convivenza.
La comunanza di esperienza è quindi la chiave per la fondazione della comunità. Questo messaggio fu bene accolto dai diretti successori di Petrarca, dalla comunità culturale che si andò a creare a partire dall’eredità che lasciò (insieme a Dante e Boccaccio) a tutta l’Europa. In un momento di guerre e trasformazioni sovranazionali era forte il desiderio di costruire rapporti: di creare una comunità che fosse internazionale ma che parlasse una lingua comune, che si riconoscesse negli stessi valori e che in questi, e non nei conflitti fra i popoli, sapesse costruire la propria identità.
La cultura europea che si ispirò a Petrarca fu una cultura che ricercava il confronto, e che seppe riconoscere nel dialogo la vera conoscenza.
Cercando una connessione fra gli antichi e moderni Petrarca pose le basi per il primo movimento di unificazione culturale europea. E creando un linguaggio della soggettività diete vita ad una lingua della comunità.

La portata di Petrarca e l’eredità che ha lasciato alla cultura europea si trova veramente quando si apre lo sguardo, e si riconoscono in questa cultura le sue dimensioni di socialità, di apertura e di confronto.

Perché è così importante conoscere la storia dell’arte

Negli ultimi mesi si sente spesso parlare di persone che vorrebbero escludere dalle scuole italiane la storia dell’arte. Sono in molti però a lamentarsi. Ma quanti davvero ne sanno di arte? I nostri stagisti dell’IIS Falcone-Righi hanno condotto un’indagine tra le strade di milano…

Perché è così importante conoscere la storia dell’arte?

Per alcuni studiosi di neuroscienza l’educazione artistica migliora l’attenzione e le funzioni cognitive. Questi distinguono due processi del nostro cervello quando raccogliamo informazioni, quella bottom-up, ovvero le funzioni biologiche del nostro cervello che ci permettono di estrarre gli elementi chiave dell’immagine e quella top-down, ovvero l’influenza esercitata dalle funzioni mentali e cognitive come l’attenzione, per il quale il cervello deve impegnarsi in un’elaborazione per risolvere le abiguità del bottom up. L’informazione top-down colloca l’immagine in un contesto psicologico personale, e trasmette quindi significati diversi alle diverse persone.

La creatività elimina la barriera tra il nostro IO conscio e quello inconscio, consentendo loro di comunicare in modo relativamente libero, seppur controllato. Dal momento che l’osservatore sottostà a un’esperienza creativa quando vede un’opera d’arte, chi guarda sperimenta, al pari dell’artista, questa comunicazione controllata con l’inconscio.

Arte e neuroscienze. Le due culture a confronto, Eric Kandel

Dunque conoscere la storia dell’arte è il primo passo per diventare artisti.

Inoltre lo studio della storia dell’arte può servire a capire meglio alcuni aspetti delle altre materie perché permette di osservarli da un punto di vista diverso.
Infine, ci permette di conoscere le nostre origini, allena al senso critico e al libero giudizio.

Identity and Mission – Museology and Values. Art and Human Dignity in the 21st Century

Identity and Mission – Museology and Values. Art and Human Dignity in the 21st Century

Dal Louvre al The State Hermitage Museum, dai Musei Vaticani alla National Gallery di Londra, e ancora il Bode-Museum di Berlino, gli Uffizi, la Galleria dell’Accademia e la Pinacoteca di Brera.

Come sapete, lo scorso 28 e 29 Settembre a Firenze, i direttori e curatori di alcuni tra i più importanti musei del mondo si sono riuniti per il convegno “Museology and Values. Art and Human Dignity in the 21st century” organizzato dall’Opera di Santa Maria del Fiore, per raccontare le loro sfide e le loro soluzioni nella comunicazione dei significati di oggi.

Insieme, hanno sottoscritto un vero e proprio manifesto che, con piacere, vi riproponiamo qui di seguito:

 

 

Il campanile di Giotto. Studi e ricerche per la conservazione

La torre di Giotto

Un convegno internazionale sulle ricerche per la conservazione

 L’Opera di Santa Maria del Fiore ha presentato a Firenze, lo scorso 15 e 16 novembre, gli studi e le ricerche svolte riguardo i metodi di conservazione per il Campanile di Giotto.
soluzionimuseali-ims ha collaborato con l’Opera nell’organizzazione delle due giornate, dove architetti e ricercatori del settore hanno potuto mettere in luce i risultati delle loro ricerche, da analisi strettamente tecniche del suolo sismico a nuovi spazi scoperti nella torre. Il convegno ha visto tra il suo pubblico ingegneri e architetti interessati a documentarsi e aggiornarsi sul patrimonio artistico di Firenze.
L’informazione e la divulgazione delle scoperte hanno raccolto a Firenze un centinaio di persone presso l’Antica Canonica di San Giovanni dove le due giornate hanno avuto luogo.
Per poter diffondere al meglio i frutti della ricerca, gli atti del convegno saranno presto pubblicati.

I media nella cultura

Se l’ultima volta ci siamo interrogati su come i social media potessero giocare un ruolo importante all’interno delle azioni museali, oggi, di fronte a recenti eventi, diventa importante capire anche quale sia il ruolo dei musei inseriti in contesti di diffusione diversi da quelli tradizionali, come per esempio il videoclip musicale. Un cinema ridotto temporalmente ma amplificato nella diffusione, che può diventare strumento e arma di rappresentazione individuale e sociale.

È il caso del Louvre, che ha affittato i suoi spazi a icone internazionali della scena musicale come Beyoncé e Jay-Z per girare il loro nuovo videoclip: APESH*T.

Come preannunciato dal titolo della canzone, il pubblico è andato in visibilio. Le 95 milioni di views su Youtube lo confermano.

Una scelta pop e un modo, da quanto affermato da Anne-Laure Béatrix, direttrice delle relazioni esterne dell’istituzione museale a Le Monde, per avvicinare i giovani e tutte le persone che si sentono fortemente distaccate dalla cultura e arte racchiusa dal museo.

Proprio dal quotidiano francese nasce la polemica e ci si interroga sulla necessità del museo di utilizzare questi mezzi per farsi pubblicità. D’altronde questo tipo di interventi potrebbe essere considerato deleterio per arte e cultura in quanto sintomo di commercializzazione e passivo consumismo culturale.
Bisogna premettere che non è la prima volta che il Louvre affitta i suoi spazi per scopi cinematografici ( si veda per esempio 50 Sfumature di Grigio, I Puffi, The Dreamers, Il Codice da Vinci ecc.), eppure nessuno di questi ha creato tanto scandalo come il video rilasciato dai coniugi, che si sono firmati con il nome The Carters. La motivazione forse è da ricercarsi nella viralità che ha esposto il museo e le sue opere a nuove e molteplici interpretazioni.
Ma giunti nell’era in cui tutti possono fruire liberamente dei contenuti veicolati attraverso la rete, l’equazione popolare uguale mediocre diventa un misconcetto da scomporre.
Non bisogna dimenticare che il Louvre, oltre a essere il museo più visitato al mondo, svolge il suo ruolo seguendo tutte le funzioni dettate da ICOM e dunque può permettersi di aprirsi a nuove strade al fine di valorizzare il suo brand e includere una varietà di pubblico sempre maggiore.
Incoraggiati dal successo, il direttore del Louvre Jean Luc Martinez decide di aprire un tour ispirato al videoclip e il duo musicale chiede in prestito il Colosseo.

Ma ciò che mette al centro del dibattito culturale il videoclip è anche il fatto che quella delle due star musicali è un’operazione eminentemente artistica con un pregnante valore simbolico a livello sociale.
Le interpretazioni più diffuse di APESH*T vogliono che le danze sinuose e le inquadrature emblematiche attraverso cui la coppia afroamericana si muove fra le sale del museo non abbiano solo degli scopi estetici (seppure conseguiti eccezionalmente) ma siano un vero e proprio inserimento di una nuova forma d’arte nel kanon contemporaneo, a lungo negato alla comunità afroamericana. Presentandosi così come nuovi Napoleone e Josephine che si auto-incoronano davanti al popolo.

Beyonce e un gruppo di ballerine danzano sotto il dipinto di Jacques-Louis David “L’Incoronazione di Napoleone”.
Screenshot dal video su Youtube

L’estetizzazione, e ostentazione, del loro successo attraverso il video è tangibile, talvolta contestabile, ma esso riproduce anche dettagli e accostamenti inusuali in cui corpi di diverse sfumature di colore prendono il controllo dello spazio fisico e culturale, mentre la camera si sofferma su dipinti e sculture simbolo della cultura e bellezza occidentale, del potere e della carne. Sembra una rivoluzione inaspettata, lo stesso duo non può credere di avercela fatta (“Can’t believe we made it” canta Beyoncé in APES**T), e adesso si gode lo spettacolo.

Il video musicale assume un carattere polivalente che riesce perfettamente nel mescolare fini commerciali e creatività, cultura pop e cultura “alta”, intrattenendo e allo stesso tempo fornendo i segni per ricalcare le diverse sfaccettature della nostra epoca.
Recentemente un altro videoclip (sempre di un cantante afroamericano) ha fatto molto parlare di sé, proprio grazie alla capacità di questa arte di generare dei messaggi in codice attraverso il lavoro sinergico di musica, immagini e coreografia.
Rispetto a Beyoncé e Jay-Z, Donald Glover, in arte Childish Gambino, ci presenta un universo differente, dove sui neri ancora vige violenza, discriminazione.
Le discriminazioni razziali infatti sussistono, rivelandosi, soprattutto nell’America di Trump, un problema non ancora superato.

Secondo Paolo Armelli di Wired: “Il bilancio di “This Is America” è un ambivalente grido d’allarme: da una parte Glover denuncia i pericoli e la violenza che circondano le black community negli Stati Uniti, dall’altra sembra suggerire una specie di autocritica rispetto a quei modelli consumistici che annebbiano la vista di chi invece dovrebbe portare avanti valori più importanti, afroamericani in primis”
Tutto ciò richiama alla mente i neon di Glenn Ligon, che rappresentano questa dicotomia americana tra il sogno di prosperità ed equità e la difficile realtà esistente.
Come ci dimostra APESH*T, anche il museo, grazie a questo medium, può diventare il luogo in cui comunicare un messaggio specifico. Musica e immagini in movimento insieme possono essere strumenti potenti, pervasivi in tutti gli strati della società, per trasmettere un messaggio emblematico, che ha il gusto ambivalente di entertainment e denuncia sociale.
E l’istituzione museale, con le dovute cautele (riguardo in particolar modo la conservazione dei beni che ha in carico), se inserito come
co-protagonista di queste storie può farsi portatrice di inclusione e apertura verso le nuove generazioni e le nuove forme di diffusione.
Il videoclip, che si pone come obiettivo anche quello di mandare dei segnali precisi, può essere uno dei tanti mezzi con cui il museo può rigenerare la sua immagine, lasciandosi alle spalle la concezione che lo vedeva ingabbiato nella cristallizzazione del passato.
I suoi contenuti sono vivi, e si confrontano con i cambiamenti sociali del presente. I significati di cui sono portatrici le opere hanno un riscontro nell’attualitá e di riflesso l’istituzione stessa che le conserva si rivela il luogo adatto per instaurare un dialogo tra passato e modernità.

Il museo che si apre a queste forme di spettacolarizzazione non deve essere considerato semplicemente sfondo, set cinematografico ma scrigno di significati ancora influenti e rilevanti nella società contemporanea.
É ormai indubbio che Il museo debba sempre di più porsi in conversazione con il presente: non solo attraverso l’aggiornamento dei nuovi metodi di comunicazione interni al museo stesso, ma soprattutto partecipando attivamente alla vita culturale, politica e sociale della comunità. Questa partecipazione può provenire da programmi costruiti ad hoc dal museo, ma può anche nascere dall’ intreccio con scenari atipici per l’istituzione.
In questo contesto anche il museo diventa, sempre più, transmediale, un luogo il cui contenuto può essere, come direbbe Francesco Casetti, rilocato su diverse piattaforme e forme di comunicazione.

Alternanza scuola-lavoro: perché è così importante?

Per la seconda volta soluzionimuseali-ims ha ospitato nel suo studio gli studenti dell’IIS Falcone-Righi di Corsico in occasione dell’alternanza scuola-lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro consiste in una modalità didattica che permette agli studenti, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, di svolgere parte del percorso di studio presso un’impresa.

Questo modello offre grandi vantaggi sia per gli studenti che per la società e le aziende.
Fare alternanza infatti significa incoraggiare l’orientamento dei giovani che prenderanno parte alla vita sociale ed economica del paese, ovvero il capitale umano del futuro.

Collaborando con le scuole le aziende saranno facilitate nel trovare figure professionali di cui hanno bisogno poiché lo studente saprà inserirsi all’interno di un sistema aziendale più rapidamente ed efficientemente.

 

Ma perché questo modello favorisce l’apprendimento dello studente?

L’alternanza rappresenta un ottimo metodo per superare la tradizionale barriera tra teoria e pratica.

Secondo il filosofo americano John Dewey l’apprendimento dovrebbe essere rilevante e pratico e non solo passivo e teorico. Da qui nasce la definizione learning by doing: quando si tratta di imparare non significa che bisogno solo memorizzare i contenuti teorici, ma bisogna anche comprenderli attraverso il fare e l’operare.

Quindi bisogna…

“… guidare gli studenti a risolvere il problema fornendo loro un attività pratica per imparare la soluzione.”

 

L’alternanza scuola-lavoro oggi rappresenta un ruolo strategico fondamentale per le aziende se pensiamo che la competizione non è più solo tra singole aziende ma anche tra sistemi territoriali. Di conseguenza se il territorio in cui opera l’azienda non è competitiva, non lo sarà nemmeno l’azienda stessa.

NOTIZIE DA RICORDARE #3 – 2018