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Musei e Gender Gap

Parlare di discriminazione di genere all’interno dei musei non è una novità. Dallo slogan lanciato nel 1985 dalle Guerrila Girls “Do Woman have to be naked to get into the Met Museum?” alle più recenti ricerche sulla gender pay gap fra gli artisti contemporanei, il dibattito è ormai aperto da tempo e ben lontano da una conclusione. E’ chiaro che la strada da percorrere per avere un trattamento equo delle donne nel mondo dell’arte e della cultura è ancora lunga, anche se sicuramente sono stati fatti passi avanti negli ultimi decenni.

Il pari trattamento delle artiste, la loro presenza nei musei e nel mercato dell’arte, il modo in cui le donne vengono rappresentate: questi sono da sempre i temi centrali della battaglia per la parità di genere nel mondo dell’arte e dei musei. C’è però un’altro aspetto della questione che spesso rischia di essere trascurato, soprattutto a livello nazionale: il ruolo che le donne hanno nei musei come lavoratrici.

A nostro parere questo deve diventare invece un argomento centrale: non ci si può aspettare di risolvere, o anche solo affrontare un problema senza lavorare sulle strutture in cui verifica. Non ci si può quindi limitare a ragionare in termini di  contenuti e allestimenti. Bisogna riflettere anche sul museo inteso come luogo di lavoro.

Questo è particolarmente rilevante perché, come dimostrano le ricerche promosse all’estero da istituzioni come GEMM (Gender Equity in Museum Movement)  le professioni museali rischiano di diventare una pink collar profession”, termine nato durante la seconda guerra mondiale per indicare quelle occupazioni che vengono esclusivamente, o quasi, praticate da donne. Negli Stati Uniti, se i trend degli ultimi anni saranno confermati, in un decennio più del 70% della forza lavoro impiegata nei musei sarà composta da donne.

Cosa significa? In questi casi è facile che si verifichi quello che viene chiamato un “respect gap”. Le professioni “femminili” vengono svalutate, considerate meno attraenti dalle persone di entrambi i generi e spesso pagate di meno. E lavorare in un ambiente prevalentemente femminile non elimina inoltre altri tipi di discriminazione. 

E’ vero che anche nelle pink collar profession se la presenza degli uomini non è del tutto assente è però spesso prevalente nei ruoli dirigenziali. Anche in questa categoria si notano differenze di trattamento, come dimostra il report del 2017 sul gender pay gap riguardante i direttori dei musei prodotto dall’AAMD (Association of Art Museum Director, USA). Se il numero delle direttrici donne negli Stati Uniti è in aumento (del 5% rispetto al 2013, per il 48% del totale) le donne continuano a guadagnare di meno rispetto ai loro colleghi uomini. Inoltre, si riscontrano significative differenze in base alla tipologia – e al budget- del museo. Più è alto il budget a disposizione dei musei presi in considerazione, più la percentuale di donne direttrici si abbassa. E in questi casi anche la disparità nello stipendio aumenta notevolmente (le donne guadagnano circa 20% in meno degli uomini).

E in Italia? Non esistono dati o ricerche statistiche specifiche all’ambiente museali, ma il  Global Gender Gap Report 2018 del World Economic Forum mette l’Italia al 70° posto a livello mondiale nel suo Global Index, e al bassissimo 118° per  parità nelle opportunità economiche. Rimane alta però la partecipazione delle donne all’educazione. L’Italia si classifica prima per numero di donne laureate, che sono in numero maggiore rispetto agli uomini (136 ragazze ogni 100 ragazzi).  Nelle arti e materie umanistiche il numero di laureate è quasi il doppio rispetto a quello dei colleghi maschi (il 19,2 % delle laureate donne è in materie umanistiche, contro il 10.9% degli uomini).

Questo ci dimostra come l’elemento chiave per ragionare sulla parità di genere nei musei e nel mondo della cultura si trovi nelle condizioni lavorative delle donne. Competenze e volontà di partecipazione sono presenti: è da vedere se questi si traducono in effettive opportunità, trattamento equo e giusta valorizzazione dei talenti.

In ogni caso, una riflessione sullo stato delle donne lavoratrici all’interno dei musei italiani richiede un’analisi più attenta e precisa, che tenga in considerazione i ruoli dirigenziali e le opportunità date alle donne di fare carriera nei musei ma anche tutte le altre categorie lavorative impegnate a far funzionare un museo. Ed è importante che indagini e ricerche siano accompagnate da una conversazione continua ed aperta. 

Proprio questo mese Voice of Cultures ha organizzato degli incontri di brainstorming sul tema “GENDER EQUALITY: Gender Balance in Cultural and Creative Sectors”,  presso il Goethe-Institut a Praga. Questi incontri dovranno identificare problemi, sviluppare possibili azioni da mettere in atto e misure per rimuovere ostacoli alla partecipazione femminile alle arti e alla cultura. I risultati saranno sicuramente un punto di partenza interessante per iniziare a lavorare sulla disparità di genere nel mondo della cultura europeo.

Nessun passo avanti può essere fatto senza un confronto sul tema:  chiediamo quindi a voi di raccontarci le vostre esperienze, negative e positive.

Alternanza scuola-lavoro: perché è così importante?

Per la seconda volta soluzionimuseali-ims ha ospitato nel suo studio gli studenti dell’IIS Falcone-Righi di Corsico in occasione dell’alternanza scuola-lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro consiste in una modalità didattica che permette agli studenti, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, di svolgere parte del percorso di studio presso un’impresa.

Questo modello offre grandi vantaggi sia per gli studenti che per la società e le aziende.
Fare alternanza infatti significa incoraggiare l’orientamento dei giovani che prenderanno parte alla vita sociale ed economica del paese, ovvero il capitale umano del futuro.

Collaborando con le scuole le aziende saranno facilitate nel trovare figure professionali di cui hanno bisogno poiché lo studente saprà inserirsi all’interno di un sistema aziendale più rapidamente ed efficientemente.

 

Ma perché questo modello favorisce l’apprendimento dello studente?

L’alternanza rappresenta un ottimo metodo per superare la tradizionale barriera tra teoria e pratica.

Secondo il filosofo americano John Dewey l’apprendimento dovrebbe essere rilevante e pratico e non solo passivo e teorico. Da qui nasce la definizione learning by doing: quando si tratta di imparare non significa che bisogno solo memorizzare i contenuti teorici, ma bisogna anche comprenderli attraverso il fare e l’operare.

Quindi bisogna…

“… guidare gli studenti a risolvere il problema fornendo loro un attività pratica per imparare la soluzione.”

 

L’alternanza scuola-lavoro oggi rappresenta un ruolo strategico fondamentale per le aziende se pensiamo che la competizione non è più solo tra singole aziende ma anche tra sistemi territoriali. Di conseguenza se il territorio in cui opera l’azienda non è competitiva, non lo sarà nemmeno l’azienda stessa.

CORSI

CORSI DI AGGIORNAMENTO STANDARD MUSEALI

livelli di qualità per il riconoscimento regionale

soluzionimuseali-ims organizza corsi di aggiornamento e di formazione sugli ambiti del Decreto Ministeriale 113 del 21 Febbraio 2018 (Adozione dei livelli minimi uniformi di qualità per i musei e i luoghi della cultura di appartenenza pubblica e attivazione del Sistema Museale Nazionale ) per il riconoscimento a livello regionale e nazionale.


MUSEUM BRANDING

Il Brand come strumento di veicolazione della propria identità e della propria offerta culturale. Tutto il mondo valoriale del museo per comunicare una specifica esperienza.


VISUAL COMMUNICATION STRATEGY

Per imparare a comunicare nell’era del visuale, corsi, ideati da Fulvio Ronchi e M. Cristina Vannini, per coprire tutto il processo creativo e realizzativo, basandosi sulla coerenza con i vostri messaggi comunicativi e con i linguaggi dei media più adeguati, da organizzare con il vostro staff.

Contattaci per avere informazioni sul programma e sui costi

Quale ruolo per le istituzioni culturali nel lungo periodo?

Nelle ultime settimane sono uscite due pubblicazioni molto utili per capire quale ruolo possono giocare le istituzioni culturali nel medio e lungo periodo.

 

Role_Cultural_Institutions_EU

A Gennaio è stato pubblicato lo studio voluto dalla Commissione Cultura ed Educazione del Parlamento Europeo, dal titolo RESEARCH FOR CULT COMMITTEE -EUROPEAN CULTURAL INSTITUTES ABROAD. Focalizzato sugli Istituti Culturali che i vari Paesi membri dell’Unione hanno all’estero, lo studio analizza in che modo questi istituti possono contribuire a diffondere e promuovere i valori europei fondamentali e a migliorare il dialogo interculturale. Correlato da un set di raccomandazioni sulle politiche culturali e di linee guida operative, propone modelli di cooperazione, di incentivi e di accesso ai finanziamenti europei. Oltre ad una ricca bibliografia e ad un corredo di schede di metodo.

 

ey-distribucion-por-zonas-geograficas-de-la-industria-cultural-y-creativaA questo studio specifico sugli istituti di Cultura, si affianca il report pubblicato dall’UNESCO insieme alla società ERNS&YOUNG finalizzato ad analizzare i mercati culturali e creativi nel mondo che producono circa 2.250 miliardi di dollari e quasi 30 milioni di posti di lavoro. La lettura di questo documento: CULTURAL TIMES. THE FIRST GLOBAL MAP OF CULTURAL AND CREATIVE INDUSTRIES. può aiutare a fornire una visione a medio e lungo termine per affrontare politiche di sostegno a questo settore anche in Italia, dove è necessario accelerare il processo di creazione di modelli di produzione economica legati alla cultura e di relativi posti di lavoro.

Entrambi i testi, possono essere ricollegati all’interessante pubblicazione, sempre ad opera della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, datata 2014 sul ruolo dell’arte pubblica per la promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale (THE ROLE OF PUBLIC ARTS AND CULTURAL INSTITUTIONS IN THE PROMOTION OF CULTURAL DIVERSITY AND INTERCULTURAL DIALOGUE) che riprende ed amplifica i contenuti della basilare CONVENZIONE DI FARO (The Framework Convention on the Value of Cultural Heritage for Society) adottata dagli stati membri del Consiglio d’Europa nel 2005, non ancora ratificata dall’Italia.

Il volto nuovo dei mestieri by Anna Zinola – la Nuvola del lavoro del Corriere

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A Gennaio, ho fatto due chiacchiere con una brava giornalista, Anna Zinola, che cura questa rubrica on-line del Corriere della Sera sulle professioni museali nel futuro.
L’articolo si centra su alcuni aspetti, comunque rilevanti, ma sappiamo che per affrontare l’argomento dovremmo scrivere un trattato!
In ogni caso, può essere interessante iniziare un dibattito, fuori dagli schemi e dai canali dedicati per capire come il settore si sta evolvendo in modo da dare delle dritte, soprattutto ai giovani professionisti, su come muoversi.

Se vuoi leggere l’articolo, lo puoi scaricare qui  o leggerlo direttamente al link della Nuvola del Lavoro