Cascina Linterno: eredità europea di Petrarca
21/12/2018
Editoriale
Da anni stiamo con CSA Petrarca, che ha recentemente vinto il bando per la gestione di Cascina Linterno. L’associazione ha fra i suoi scopi la valorizzazione della memoria storica del luogo e contribuire alla divulgazione su Francesco Petrarca: la cascina è infatti l’unica rimasta delle abitazioni milanesi in cui Petrarca risiedette durante il periodo trascorso presso i Visconti.
“Casa Petrarca” e il suo territorio, con le sue marcite e i fontanili riescono ancora oggi a restituire agli occhi di chi le visita le atmosfere in cui si muoveva il poeta. Ricordare il soggiorno di Petrarca a Milano, dove restò per buona parte di un decennio (1353-1361) è importante per restituire al territorio la dimensione concreta e locale della figura.
Ma anche perché, per la sua storia e le sue produzioni, l’eredità di Francesco Petrarca ha una portata ben più ampia.
Seguire le tracce di Petrarca porta lontano perché fa riflettere su una figura che più di tante altre ha una dimensione aperta e superiore a quella regionale o nazionale: questo non solo perché Milano fu solamente una tappa nei continui viaggi del poeta “nato in esilio”, ma perché la sua produzione culturale influenzò tutto il continente nel momento in cui per la prima volta cominciava a nascere un’identità culturale europea comune.
In un momento in cui l’Italia svolge un ruolo di guida nel campo della cultura e delle arti, Petrarca fu indubbiamente la figura letteraria chiave. E il suo muoversi, senza radicamento, di corte in corte ha un significato non solo pratico, ma anche simbolico, che ci ricorda il valore culturale unificante del viaggio. I viaggi di Petrarca si accompagnano infatti alla ricerca di una base culturale comune per l’Europa, alla riscoperta degli antichi e alla loro riattualizzazione nello sforzo di trovare dei valori universali in un contesto politico segnato dalla violenza e dal conflitto. Il poeta che più di tutti mise al centro l’individuo fu anche quello che nella complessità e ambivalenza del mondo interiore trovò anche un linguaggio che fosse condivisibile da tutti gli uomini: saper riconoscere di provare le stesse emozioni diventa così la base su cui poter costruire una vera convivenza.
La comunanza di esperienza è quindi la chiave per la fondazione della comunità. Questo messaggio fu bene accolto dai diretti successori di Petrarca, dalla comunità culturale che si andò a creare a partire dall’eredità che lasciò (insieme a Dante e Boccaccio) a tutta l’Europa. In un momento di guerre e trasformazioni sovranazionali era forte il desiderio di costruire rapporti: di creare una comunità che fosse internazionale ma che parlasse una lingua comune, che si riconoscesse negli stessi valori e che in questi, e non nei conflitti fra i popoli, sapesse costruire la propria identità.
La cultura europea che si ispirò a Petrarca fu una cultura che ricercava il confronto, e che seppe riconoscere nel dialogo la vera conoscenza.
Cercando una connessione fra gli antichi e moderni Petrarca pose le basi per il primo movimento di unificazione culturale europea. E creando un linguaggio della soggettività diete vita ad una lingua della comunità.
La portata di Petrarca e l’eredità che ha lasciato alla cultura europea si trova veramente quando si apre lo sguardo, e si riconoscono in questa cultura le sue dimensioni di socialità, di apertura e di confronto.