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Criticare è più facile che fare critica.

C'è differenza fra critica d'arte e critica museale. Vediamo qual è il nostro modo di pensare.

AUTORE
Redazione
Redazione
PUBBLICATO IL

01/10/2024

TIPOLOGIA

Editoriale

Pexels cottonbro 9499867

“Fare una critica” è qualcosa che crea imbarazzo e, il più delle volte, genera fastidio e opposizione. Chi viene criticato sente diminuita la propria competenza e autorevolezza. Ma non è per sminuire gli altri che è importante “criticare”. 

La critica è importantissima per poter confrontarsi e crescere. Infatti, si parla di critica costruttiva, non fatta per screditare o offendere. Anche in questi termini, spesso la critica viene percepita come un attacco personale, oppure viene usata proprio per colpire qualcuno e porsi, mentre si critica, su un piedistallo. Per questo motivo, oramai è rarissimo che all’interno del mondo culturale si faccia della vera critica; tantomeno in campo museale, dove più o meno tutti si conoscono e sono in relazione fra loro. 

Anche per quanto riguarda le altre forme culturali, forse solo nel cinema si riesce, ogni tanto, a leggere qualche “bella critica”. In genere, viene tutto confezionato con le “veline” degli uffici stampa, o nelle preview in cui – si sa – è più importante il buffet e il “chi c’è” che il contenuto. 

Ogni libro, ogni spettacolo, ogni film, ogni mostra sono sempre sensazionali, quanto di meglio si potesse scrivere, produrre o allestire. Ogni allestimento, soprattutto se firmato da qualche architetto o designer di grido, è sempre magnifico. Si preferisce spostare la critica sui contenuti che, comunque, sono sempre l’apice di quanto si potesse creare, ricercare, realizzare e sul valore estetico-artistico dell’esposizione. Ciò perché è meno conflittuale fare critica d’arte che critica museale

Senza critica, non ci potrà mai essere alcun miglioramento e, soprattutto, nessuno dai giornali, dalla radio o dalla televisione – media che sono ancora molto importanti per la gran parte di una popolazione che sta sempre più invecchiando e restringendosi - sarà mai in grado di contribuire alla formazione di un pubblico consapevole, anche in campo museale. Blogger, influencer, giovani curatori che vogliono farsi strada nel difficile settore dell’organizzazione di mostre e della curatela stanno riempendo i social dei loro commenti a mostre ed esposizioni. Tuttavia, il più delle volte il loro scopo consiste maggiormente nel loro stesso posizionamento piuttosto che in una vera critica museale.

Infatti, parlare di critica museale significa contribuire quotidianamente allo sviluppo culturale della nostra comunità, a rafforzare la consapevolezza e la rilevanza dei musei, a migliorare il livello degli standard minimi di cui oramai non sta parlando più nessuno, ma che restano un valore da preservare. Fare critica significa fornire al pubblico la capacità di superare il livello estetico di una mostra e di poterne fare esperienza nel più completo dei modi.  E per fare questo non bisogna avere paura di mettere in evidenza i punti deboli o totalmente sbagliati, né di inimicarsi i destinatari delle critiche. 

A cosa bisogna fare attenzione, allora, quando si affronta la critica a una mostra? 

Noi partiamo, come il nostro solito, da tre capisaldi del nostro approccio: il visitor journey, il DM 10/5/2001 sui criteri tecnico scientifici (o standard museali. Ve lo ricordate?) e la consapevolezza del museo come  hypermedia e che quindi tutto, in un museo o in un luogo espositivo, racconta una parte della storia. 

Ecco qui il nostro piccolo vademecum per un approccio critico alla valutazione delle mostre e delle esposizioni museali:

Coerenza fra i touchpoint e il contenuto dell’esposizione

A chi non è capitato di voler andare a visitare una mostra, mettiamo su Raffaello, e trovarsi invece immerso fra artisti minori o di scuola? Certo, una mostra del genere approfondisce, contestualizza, amplia la ricerca ma, dal titolo e dal suo payoff, dalla comunicazione social e dagli adv, è importante che si capisca chiaramente cosa il visitatore andrà veramente a trovare esposto. 

Facilità di prenotazione/acquisto del biglietto – tempi di attesa all’ingresso

Da dopo la pandemia, la prenotazione e l’acquisto online dei biglietti è diventato abituale. Anche nel caso in cui, invece, si dovesse procedere all’acquisto al museo, è necessario che le procedure siano chiare: le possibili gratuità o riduzioni; la richiesta di assistenza per necessità particolari; le regole all’accoglienza. Importantissima la segnaletica sul posto per non confondere il visitatore e non farlo sentire in un ambiente alieno. 

Ai direttori e agli assessori alla cultura, le code per entrare ai musei piacciono molto, ai visitatori un po’ meno. Soprattutto se i biglietti hanno un orario preciso, fate sì che l’orario sia rispettato e che chi è in anticipo abbia luoghi dove attendere seduti il loro momento d’ingresso, magari iniziando a familiarizzare con il tema della mostra, ma soprattutto senza accumulare stanchezza: la museum fatigue è una delle barriere da rimuovere il più possibile. 

Illuminazione e pannellistica/audio-guide e supporti alla visita

Sia che l’esposizione richieda un ambiente oscurato (per installazioni multimediali varie) o si possa usufruire della luce naturale, spesso i nostri musei e mostre hanno o luci d’accento per evidenziare alcune opere oppure faretti per rendere più uniforme l’illuminazione. 

In entrambi i casi è necessario che il lighting design sia studiato attentamente per non avere riflessi sui vetri o sulle opere che possano rendere meno leggibile l’opera, le sue forme e la sua colorazione, o veri e propri effetti di “accecamento”. 

Bisogna fare attenzione che le luci non colpiscano i pannelli rendendone difficoltosa la lettura. Quando ci sono molti visitatori a volte non è possibile mettersi in posizione da avere la luce radente così da vedere oltre il riverbero. 

I pannelli, non ci stancheremo mai di ricordarlo, devono essere posizionati a un’altezza adeguata e avere dimensioni da contenere testi leggibili, significativi e comprensibili.

Il contenuto dei testi, sia nei pannelli sia nelle audioguide o in altri supporti alla visita, deve essere chiaro, informativo e diversificato: il testo del pannello deve essere diverso da quanto raccontato dall’audioguida e dagli altri supporti alla visita. 

Cerchiamo di capire a chi serve l’audioguida: se serve a persone ipovedenti è corretto che descriva l’opera ma, in questo caso, non è necessaria a chi riesce a “leggere” l’opera senza bisogno di descrizione. La diversificazione e l’approfondimento dei contenuti è molto apprezzato e conferma la capacità dei curatori di offrire una visione completa sul tema della mostra.

Questo vale anche per la preparazione delle guide per i gruppi. 

Sedute e aree di riposo

Come già detto sopra, seguire una mostra o visitare un museo richiede un consumo di energie importante. Potersi sedere per riposarsi e sedimentare quanto visto, magari utilizzando cataloghi o altri materiali di approfondimento, permetterà ai visitatori di godere della mostra senza “cedimenti” di stanchezza.

Climatizzazione e conservazione preventiva

Né troppo freddo, né troppo caldo e neanche le finestre aperte in piena estate. Il visitatore percepisce queste condizioni e, anche se non ne capisce il senso, magari, ne soffre le conseguenze. Climatizzate le vetrine, ma lasciate l’ambiente a un vivibile livello di condizionamento. 

Se poi dovete mettere datalogger o altri strumenti di analisi delle condizioni, cercate di non metterli proprio in bella vista, va bene non mirare solo all’estetica dell’allestimento ma certi catafalchi nelle stanze o logger delle dimensioni delle vecchie calcolatrici anni ’70 forse meglio che non siano in primo piano. 

Coerenza fra allestimento e tema

Arriviamo poi all’allestimento vero e proprio. Anche se dal nostro punto di vista è più interessante un’esposizione che sia più comprensibile che estetica, l’allestimento deve rispecchiare e aiutare a comunicare il tema dell’esposizione. 

Entrare in una mostra su una pittrice della fine del XVI secolo e pensare di entrare nei camerini delle dive anni ’30 crea una certa dissonanza cognitiva che non predispone al godimento della mostra. 

 

 

tutte le foto sono di proprietà di soluzionimuseali ims, tranne la foto della mostra di fede galizia, mirabile pittoressa, castello del buonconsiglio, trento 2021,  da artribune, couresty studio esseci, padova.